domenica 3 marzo 2019




L’IMBROGLIO DELL’EGO

Edoardo aprì gli occhi, la luce che filtrava dalla pesante tenda era bastata a fargli socchiudere gli occhi.
Sapeva di non essere nella sua stanza, ma era ancora troppo intontito per capire dove fosse.
Un dolore improvviso in fondo alla sua schiena lo fece trasalire.
Improvvisamente tutto gli tornò alla mente. Si voltò, alla sua destra dormiva un uomo bellissimo. E questa non sarebbe stata una novità per lui che, nonostante la giovane età, non se ne faceva scappare uno. La novità stava nel fatto che, questa volta, non era stato lui il cacciatore ma la preda.
Una rabbia cieca gli risalì fino allo stomaco. Come poteva essere successo? Non aveva bevuto, eppure quel ragazzo accanto a lui lo aveva scopato, ricordava ancora chiaramente di essere stato lui stesso a chiederglielo! Più ci pensava e più si convinceva che, in qualche modo, dovesse averlo ingannato.
Si alzò, cercando di non fare alcun rumore, per paura di dover affrontare quegli occhi taglienti come spade. Non sarebbe più accaduto, questo era certo. Lui non era, né sarebbe mai diventato, “la donna” di nessuno. Era lui quello che scopava, e tanto, ed era bravo, molto bravo. Nella sua mente si materializzò l’immagine di Angelo mentre lo stava per penetrare, il suo cuore iniziò a battere più velocemente.
Via. Doveva andarsene di lì, il più velocemente e silenziosamente possibile.
S’infilò i pantaloni e la maglietta, ma proprio mentre stava per infilarsi le scarpe, sentì qualcosa che lentamente gli accarezzava la spina dorsale.
- E così te ne vai senza neppure salutarmi. – il dito indice di Angelo gli stava lentamente attraversando il centro della schiena e lui non riusciva più a muoversi.
- Ti avrei chiamato dopo. – gli rispose con il tono più distaccato che riuscì a trovare.
- Peccato che tu debba andare, avrei fatto volentieri il bis, oggi è domenica… - Edoardo si alzò di scatto e, cercando di riprendere il controllo totale di sé, guardò negli occhi Angelo.
- Quello che è successo la notte scorsa non si ripeterà mai più. Ti è chiaro vero? – Angelo sorrise e si sdraiò nudo sul letto. Edoardo, guardandolo, pensò che mai soprannome fosse stato più adatto a una persona quanto il suo…pantera… sinuoso, voluttuoso e con la pelle vellutata e ambrata.
- Come desidera messieur! Ogni suo desiderio è un ordine, ma, ricorda, nessuno ti ha obbligato a seguirmi nella mia camera, lo hai fatto di tua spontanea volontà. E se il mio istinto non m’inganna lo rifarai… prima di quello che tu possa immaginare. – Edoardo non poteva mentire a se stesso, quello che gli stava dicendo lo stava turbando profondamente, perché sapeva che era la pura verità.
- Nei tuoi sogni! Ci vediamo lunedì. – Edoardo uscì dalla stanza, ma mentre usciva, udì chiaramente Angelo che gli diceva:
- Ti aspetto qui, stasera a cena. Uscì dall’appartamento fingendo di non averlo sentito ma, mentre scendeva le scale, la sua voce avvolgente non lo abbandonava un istante. Uscì nell’aria fredda del mattino invernale, sperando che questo bastasse a raffreddare l’inferno che si stava scatenando nel suo corpo.
L’autista lo portò alla sua villa in pochi minuti. Lasciò all’ingresso il soprabito e salì nella sua stanza, buttando i vestiti un po’ ovunque. Si spogliò infilandosi nella doccia. L’acqua l’avvolse nel suo caldo abbraccio e la schiuma profumata di muschio avvolse i suoi sensi. Chiuse gli occhi appoggiandosi alla parete, lasciando che l’acqua bollente lo consolasse.
Iniziò a ricordare la serie di eventi che avevano fatto accadere l’inimmaginabile.
Angelo era diventato un collaboratore affidabile e da qualche tempo erano anche diventati amici, tale era la fiducia che riponeva in lui, che la settimana precedente, avendo un ragazzo che piaceva a entrambi, invece di litigarselo avevano deciso di farselo insieme.
Annoverava quella scopata a tre come una delle migliori di sempre.
Si ricordava benissimo com’erano riusciti a raggirare quel ragazzo e di come, a turno, se lo fossero passati, fino a prenderlo sopra e sotto nello stesso tempo. Ora che ci pensava bene, ricordava che Angelo, mentre stava per venire in bocca a quel tipo, lo aveva guardato ed erano venuti insieme…
Ripensandoci ora, alla luce di ciò che era successo, lo sguardo di pantera aveva preso un altro significato.
Poi iniziò a ricordare gli eventi che avevano portato alla sua disfatta.
Angelo aveva terminato un “lavoretto” che solo lui poteva fare, lo aveva raggiunto a tarda sera in ufficio, per dargli la relazione.
- Avanti. –Edoardo aveva gli occhi fissi sul computer e neppure guadò chi fosse entrato.
- Capo. Missione compiuta. Il signor Luca non ti metterà più i bastoni tra le ruote. – Edoardo alzò lo sguardo, lasciandosi andare sullo schienale della sedia poggiando trionfante le sue muscolose braccia sui braccioli.
- E bravo il mio pantera che non sbaglia mai un colpo! – si alzò andando a prendere una bottiglia dal mobile bar, con due bicchieri.
Versò il liquido ambrato e porse uno dei bicchieri ad Angelo.
- Dobbiamo festeggiare, questo mi frutterà un sacco di soldi! – pantera fece tintinnare il suo bicchiere con quello di Edoardo e bevve un lungo sorso.
- Dovremmo festeggiare anche in altro modo, tipo come abbiamo fatto la settimana scorsa. – Edoardo ricordava ancora bene le tre ore di sesso sfrenato che avevano passato insieme con Giovanni, il ragazzo delle consegne.
- Purtroppo a quest’ora non ci sono ragazzi in giro per l’azienda. – rise Edoardo.
- Ma… ci siamo noi… - Edoardo non realizzò immediatamente ciò che aveva appena sentito, ma appena capì, decise che valeva la pena di divertirsi un po’, senza sapere che questo, era proprio ciò che voleva pantera. Dalla settimana precedente, quando avevano avuto quel ménage à trois, aveva avuto la netta sensazione che Edoardo si sentisse superiore a lui. Questo poteva andare bene sul lavoro, poiché era il suo capo, ma certamente non poteva funzionare nella vita privata e soprattutto con lui, che nella sua vita non avrebbe permesso più a nessuno di dominarlo, lo aveva giurato a se stesso.
- Beh… la vedo un po’ difficile Angelo. Saresti disposto a darmi il tuo bel culetto? – Edoardo gli sorrise beffardo, alzando il bicchiere verso di lui.
- Mettiamola in questo modo… se tu fossi così bravo da riuscire a eccitarmi, facendomi perdere la testa, beh… potrei anche darti ciò che desideri. Ma dubito che tu ci possa riuscire. – se c’era una cosa cui Edoardo proprio non riusciva a rinunciare, era quella di non accettare una sfida, e decisamente, mettere le mani sul cioccolatino, era un premio finale che avrebbe allettato chiunque.
- Io riuscirei a eccitare chiunque. Facciamo così, andiamo da qualche parte e mettiamoci comodi, il primo che perde la testa, e viene, vince il culetto dell’altro. – pantera appoggiò il bicchiere sulla scrivania e gli girò le spalle andando verso l’uscita.
- Ti aspetto in auto, andiamo a casa mia. – lo sguardo che gli rivolse pantera gli diede la netta sensazione di essere caduto in una trappola, ma la confidenza che aveva nelle sue capacità amatorie era troppo forte, scacciò immediatamente dalla sua mente quel pensiero fastidioso.
Chiuse il computer e spense le luci, pochi minuti e si ritrovò nella macchina di pantera, non era mai stato nel suo appartamento, non aveva idea di come vivesse il suo amico, del resto, il suo passato era per lo più un mistero per lui. Quando l’aveva conosciuto, era un delinquente, ma il suo istinto lo aveva spinto ad aiutarlo e lui era riuscito a cambiare vita, intendiamoci, sarebbe sempre rimasto una persona che era molto meglio avere come amica che come nemica, ma la parte migliore di lui aveva preso il sopravvento, anche se, quello che gli aveva raccontato, era certo che fosse soltanto la minima parte di ciò che aveva vissuto.
- Siamo arrivati. – Angelo aveva parcheggiato in una piccola villetta un po’ isolata.
- Vieni, ti faccio strada. – Edoardo lo seguì lungo il piccolo vialetto che portava alla porta d’ingresso. Entrò, la casa non era grande come sembrava da fuori, ed era arredata in modo molto spartano, ma i particolari denotavano le origini di Angelo.
- Accomodati sul divano. Hai fame? – Edoardo non aveva particolarmente fame, del resto non lo aveva seguito fino lì per una cenetta, c’era ben altro in ballo quella sera.
- No, non ho fame, ma mi farei volentieri una bella doccia. – se Edoardo avesse potuto vedere l’espressione di Angelo in quel momento, sarebbe scappato a gambe levate, ma, purtroppo per lui, gli dava le spalle.
- Primo piano, seconda porta a destra, asciugamani nel ripiano a sinistra della doccia. – Angelo si voltò andando verso di lui, gli si parò davanti appoggiando la mano con il palmo aperto sul pacco di Edoardo. Edoardo lo sovrastava in altezza, ma la sorpresa del gesto gli fece abbassare il capo, Angelo ne approfittò per cingergli il collo con l’altro braccio, attirando il suo orecchio a sfiorare le sue labbra, senza mai lasciare la presa nelle sue parti basse. Parlò lentamente, quasi sussurrando.
- La stanza da letto è di fronte alla porta del bagno. – terminò la frase leccandogli l’orecchio con tutta la lingua. La reazione sessuale di Edoardo fu immediata, il bastardo lo aveva colto di sorpresa. Con altrettanta rapidità, portò entrambe le mani sul culo di Angelo, ribaltando la situazione, pressando il suo sesso duro su quello dell’amico.
- Non mi ci vorrà molto, ci vediamo lì. – Angelo rise di gusto e andò in cucina per uno spuntino.
Edoardo andò a lavarsi, con di nuovo la sensazione di essere caduto in trappola ma, ancora una volta, fece in modo che questa scivolasse via con l’acqua che gli scorreva addosso. Per essere più sicuro di “durare” più di pantera, decise che si sarebbe masturbato. Pensando alla situazione non ci avrebbe messo molto a venire, stava giocando sporco, ma ne andava del suo culo vergine e il pensiero di prendere quel bel buchetto vellutato valeva la pena. Uscì dalla doccia e andò nella stanza da letto. Angelo non era lì, si accomodò sul letto guardandosi intorno. La stanza era sicuramente più caratteristica di tutto il resto della casa, si vedeva che quello era un luogo non solo destinato al sonno…dalle lenzuola di seta alle pesanti tende, tutto era morbido e voluttuoso, come il proprietario. Angelo entro nella stanza, non aveva addosso nulla.
- Tu non vai a fare la doccia? – si stava avvicinando al letto e per un istante Edoardo ebbe la netta impressione di stare per essere assalito da un felino.
- Quando sono venuto nel tuo ufficio, mi ero appena lavato…- un brivido avvolse l’intero corpo di Edoardo, non era il fatto stesso che avesse fatto la doccia prima di venire nel suo ufficio che lo aveva sorpreso, ma il modo in cui lo aveva affermato, la sfumatura che aveva colto nella sua voce raccoglieva in se l’attesa del loro incontro, come se lui l’avesse pianificato. Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, non era nel suo stile.
- L’ospitalità prima di tutto, vuoi iniziare tu a tentare di farmi godere Edoardo? – ora era di fianco a lui, il suo membro duro come una roccia quasi gli sfiorava il viso. Glielo prese in mano, mettendosi in ginocchio sul letto, iniziando a masturbarlo lentamente.
- Mi piace il tuo tocco, ma preferirei provare la tua bocca. – Edoardo gli leccò la punta, infilando la sua lingua nella fessura leggermente bagnata.
- Mmmmh, chissà se resisterò… mi sa che dovrai impegnarti di più. – Edoardo aprì la bocca, accogliendolo completamente iniziò a succhiarglielo vigorosamente, mentre con l’altra mano gli massaggiava le palle. Angelo gli prese la testa tra le mani e glielo spinse fino in gola.
- Pensa a quando quello che ora hai in bocca ti riempirà completamente il culo. – Edoardo era incredibilmente eccitato, come mai si sarebbe aspettato e a pantera non era sfuggito.
- Vedo che ti piace succhiarmelo… guarda come sta palpitando quello che hai in mezzo alle gambe. – qualcosa che non aveva mai provato stava emergendo dentro di lui, lo stava rendendo debole e in svantaggio nei confronti di quella “bestia” che lo stava controllando. In un impeto di orgoglio prese Angelo di sorpresa, sbattendolo sul letto.
- Non ho ancora finito con te… - gli si gettò addosso e lo baciò, sentiva il membro di pantera premere sul suo. Iniziò a leccargli i capezzoli e scese con la lingua fino alle sue gambe, le alzò infilando la lingua in mezzo alle sue natiche.
- Dovremmo dare un tempo limite a questa cosa, non credi? – Edoardo davvero stava mettendo in campo ogni sua arma, lentamente infilò in dito dentro Angelo, mentre continuava a leccarlo e si mise a cercare la sua prostata.
- Mmmmh, mi piace quello che mi stai facendo… facciamo così, ne metti altri due e se fra cinque minuti non sono venuto sta a me, d’accordo? – era impossibile che resistesse cinque minuti alle sue dita, Edoardo riprese confidenza.
- Il pre-seme non vale vero? Perché, se così fosse, avrei già vinto, visto quanto ne vedo salire… - l’autocontrollo di Angelo era davvero disarmante, infilò un secondo dito, era certo di stare toccando la sua prostata, e lo stava facendo bene.
- I cinque minuti sono scaduti, mettiti comodo, perché ho intenzione di farti godere in modi, che neppure t’immagini. – Edoardo era spaventato, ormai aveva capito che aveva sottovalutato il suo “avversario”, ora altro non poteva fare che resistere.
- Stenditi… sono sicuro che, quello che mi hai appena fatto, non te lo sei mai fatto fare da nessuno, mi sbaglio? – no, certo che no, nessuno aveva mai violato il suo culo.
- Ed è per questo, che non sei riuscito a farmi venire, tu immagini, ma se non hai provato, non puoi sapere… - le mani di pantera erano dappertutto su di lui, ogni parte del suo corpo era ricettiva, non si accorse che lo aveva penetrato con il suo dito indice, se non quando improvvisamente  vide girare la stanza sopra la sua testa, venne, urlando come non sapeva di poter fare.
- Ho vinto! Godi Edo, così bravo! – Angelo affondò la mano nel suo seme, che ora era sparso su tutto il suo ventre.
- Che cazzo mi hai fatto?! – per tutta risposta Angelo affondò due dita dentro di lui, iniziando ad allargarlo senza tanti complimenti.
- Fermati mi stai facendo male! – Angelo, senza smettere di penetrarlo con le dita, glielo prese in bocca. Edoardo si sorprese, mai nessuno glielo aveva preso in bocca in quel modo, neppure più sentiva il dolore, tanto era il piacere che stava ricevendo. Pantera inserì un altro dito e il dolore ritornò.
- Cazzo, ti ho detto di smetterla! – pantera tolse le dita dal suo culo e si mise in ginocchio davanti a lui, con il cazzo stretto tra le sue mani.
- Ho vinto il tuo culo ma… voglio di più, voglio che sia tu a chiedermi di scoparti. Guardati, sei pronto e ansimante, sarà doloroso e poi sarà ancora meglio di quello che ti ho appena fatto provare… allora che devo fare Edoardo? – e per la prima volta, Edoardo capì che cosa provavano i ragazzi che si era scopato, quel senso d’impossibilità di sfuggire a un predatore. La voglia irrefrenabile di ricevere piacere e di darne.
- Ti prego, scopami. – non aveva la minima idea, di come quelle parole fossero uscite dalla sua bocca, ma era successo. Angelo gli alzò le gambe, materializzò tra le sue mani un gel, con il quale si cosparse completamente il cazzo, e lo penetrò con la punta, il dolore gli fece scendere una lacrima. Pantera spinse, appoggiandosi su di lui con tutto il suo peso, e lo baciò.
- È tutto dentro, lo senti il dolore? – il dolore era così intenso, che pensava che lo avesse spaccato a metà, non riusciva neppure a parlare.
- Se tu sapessi da quanto tempo avevo questo pensiero in testa, il tuo culo è una favola, mi stai stringendo tutto. Ora mi muovo. – si sollevò e uscì quasi completamente, e lentamente glielo sbatté dentro di nuovo. Ora il dolore stava lasciando il posto a un calore che lo stava invadendo a ondate, Edoardo iniziò a gemere.
- Non fermarti, cazzo mi piace… - Angelo non aspettava altro, iniziò a fotterlo con vigore sempre più crescente.
- Voglio riempirti il culo, sei pronto? – Edoardo era davvero vicino a godere un'altra volta, sentì la mano di Angelo che aveva ricominciato a masturbarlo.
- Angelooooo….ahhhhhhh . – Angelo era soddisfatto, vedere cosa era riuscito a fare con uno dei migliori dominanti che avesse conosciuto, lo faceva sentire davvero invincibile.
- Edo, ahhhhh prendilo. – gli crollò addosso. Avrebbe voluto continuare, ma Edoardo era così provato, che di lì a poco crollò e si addormentò all’istante, sapeva che quella sarebbe stata la prima e unica volta che lo avrebbe avuto, ma la mattina successiva, quando se ne stava andando, provò ugualmente a lanciare un’esca.
- Ti aspetto, stasera a cena. – non ricevette risposta.
- Edoardo dopo la doccia si era infilato sotto le coperte, addormentandosi all’istante.
- Signor Menuer… - qualcuno gli stava toccando la spalla, scuotendola leggermente, socchiuse gli occhi, era il cameriere.
- Signor Menuer, sono già le nove, forse non ha sentito la sveglia? – Edoardo si mise a sedere di scatto e la sua mano scivolò verso il suo fondoschiena… nessun dolore sospetto. Era stato un sogno, un incubo terrificante! Il suo culo era salvo. Doveva ricordarsi di non fare mai più un ménage à trois con il suo amico Pantera.
- A che ora è la riunione del consiglio? – il giovane cameriere controllò l’orologio.
- Tra un’ora Signor Menuer. – Eddy sorrise malizioso.
- Hai impegni per la prossima mezz’ora? – il cameriere aveva un culetto davvero delizioso.

FINE
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4 commenti:

  1. Complimenti mi piace molto questa storia.....poi diciamolo Angelo ed Eduardo sono favolosi💖

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    1. Questa storia è nata come una sfida a me stessa, Edoardo è uno dei miei seme preferiti, mai e poi mai avrei voluto neppure immaginarlo in quella posizione! Proprio quello mi ha spinto ad andare oltre, ed è uscito questo confettino che Asso ha voluto disegnare magistralmente

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  2. Risposte
    1. decisamente. per me scioccante scriverlo, adoro il personaggio di Edoardo, che per me, dopo Asami, è il migliore in assoluto. farlo diventare Bottom è stata una vera violenza che ho fatto per sfida.

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